Anno IX - Numero 9
Ci sono due modi di essere imparziali: quello dello studioso e quello del giudice.
Marc Bloch

giovedì 29 febbraio 2024

Pista di bob, l’ennesimo orrore di Milano-Cortina 2026

Partiti all’improvviso i cantieri con l’abbattimento di cinquecento larici secolari. Per un impianto che rischia di non vedere mai la luce

di Luca Pisapia 

Uno al minuto. Nel giro di qualche ora a Cortina, su un area di poco più di due ettari di terreno, sono stati abbattuti quasi cinquecento larici. La maggior parte alberi secolari. Il tutto per far posto all’impianto sportivo che ospiterà le gare di bob, skeleton e slittino per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. O meglio, il tutto per fare posto all’ennesimo scempio economico, sociale e ambientale.

Perché non è assolutamente detto che l’impianto sarà pronto per l’inizio dei Giochi. Anzi, con tutta probabilità non lo sarà. E soprattutto non è detto che il Cio (Comitato Olimpico Internazionale) che aveva chiesto – per non dire preteso – che le gare di bob fossero ospitate all’estero, approvi l’impianto.
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mercoledì 28 febbraio 2024

Germania, qual è il programma di Sarah Wagenknecht per le elezioni europee?

Nella bozza del programma elettorale per le europee del Bündnis Sahra Wagenknecht (Bsw) l’Europa viene definita “colonia digitale” degli Stati Uniti, si rifiuta con forza l’adesione dell’Ucraina, si chiede di non proibire i motori a combustione e di riprendere le importazioni di gas russo

di 

Il Bündnis Sahra Wagenknecht (Bsw) in caso di vittoria elettorale intende sforbiciare l’Unione Europea e tra le altre cose, smantellare l’attuale politica di protezione del clima. Ad esempio, lo scambio di certificati di CO₂ deve essere abolito. “Questo scambio di certificati è del tutto inadatto a raggiungere gli obiettivi di politica climatica”, si legge nella bozza del programma elettorale europeo del nuovo partito, resa disponibile anche allo Spiegel.
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Il cambio di rotta di von der Leyen e il baricentro Ue spostato sempre più a est

Se la presidente della Commissione europea fosse confermata per un secondo mandato, la sua agenda politica sarebbe orientata più su sicurezza e difesa in funzione anti russa. In questo nuovo quadro politico, la Polonia e i Paesi Baltici potrebbero aspirare a ruoli di peso

di Matteo Fabbri

A margine del Consiglio federale dei cristiano-democratici tedeschi (Cdu) di qualche giorno fa a Berlino, Ursula von der Leyen ha annunciato che intende ricandidarsi per un secondo mandato alla presidenza della Commissione europea. La decisione è stata «consapevole e ben ponderata». L’ufficialità dovrebbe arrivare durante il prossimo congresso del Partito Popolare europeo che si terrà a Bucarest il 6 e il 7 marzo. La presidente della Commissione europea affronterà una sfida diversa rispetto a cinque anni fa. Stando ai sondaggi potrebbe prefigurarsi nuovamente una maggioranza di centro con socialisti e liberali ma l’ascesa dei partiti nazionalisti e della destra è un fattore che non può essere trascurato.
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martedì 27 febbraio 2024

Reddito di cittadinanza, i numeri di un’esperienza chiusa

Quanti e chi sono stati i beneficiari del Reddito di cittadinanza? Un’analisi della misura eliminata dal governo per capire l’area geografica di residenza, la cittadinanza di chi lo ha richiesto e la presenza o meno di minori e disabili in famiglia

di Massimo Baldini e Stefano Toso

Con il primo accredito mensile dell’Assegno di inclusione, avvenuto il 26 gennaio, può dirsi definitivamente conclusa l’esperienza del Reddito di cittadinanza (che diventa Pensione di cittadinanza se in famiglia tutti hanno almeno 67 anni), la misura di politica attiva del lavoro e di contrasto della povertà in vigore dall’aprile 2019 al dicembre 2023. A prenderne il posto sono ora il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) e l’Assegno di inclusione (Adi).

È ancora presto per avere un quadro attendibile dell’impatto delle nuove misure, anche se i primi dati sembrano confermare le previsioni di una notevole riduzione nel numero di beneficiari rispetto al Rdc.
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Nuovi Btp Valore: non sono una fregatura, ma per non rischiare è meglio altro

Prima i Btp Futura, poi i Btp Valore e magari l’anno prossimo tireranno fuori un altro nome, che ugualmente non significa nulla. O addirittura serve a mettere in sordina figuracce passate. Vedi i Futura in perdita di un 33% in termini nominali rispetto al prezzo di sottoscrizione

di Beppe Scienza*

Nella sostanza, sono sempre titoli di Stato a tasso fisso con soltanto qualcosetta di diverso: cedole crescenti, un premiolino per chi li tiene fino al rimborso, modestissimi interessi aggiuntivi al verificarsi di determinati eventi ecc. È successo spesso, pure per la nuova emissione del Tesoro di Btp Valore 2023-28, partita il 2 ottobre. Ed è rimasta invariata persino l’antipatica regola di comunicare i tassi definitivi solo “dopo” la chiusura del collocamento per i risparmiatori che vengono quindi costretti a comprare a scatola chiusa, mentre gli investitori istituzionali possono decidere in condizioni di informazione completa.
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Nodo immigrazione: tentativo di governo per Biden, campagna elettorale per Trump

Donald Trump critica il disegno di legge sull’immigrazione senza leggerlo, preferendo sfruttare il tema per fini elettorali, e ostacolando il progresso legislativo attraverso la sua influenza. Il nuovo articolo di Domenico Maceri sulla politica statunitense

di Domenico Maceri

«È un pessimo disegno di legge per la sua carriera». Così Donald Trump ha commentato l’intesa sull’immigrazione guidata da James Lankford, senatore repubblicano dell’Oklahoma, preparata in cooperazione con Kyrsten Sinema, senatrice indipendente dell’Arizona, e Chris Murphy, senatore democratico del Connecticut. Trump non aveva nemmeno letto la bozza del disegno di legge, ben 370 pagine di testo, ma aveva bocciato l’iniziativa perché vuole usare il caos al confine col Messico nella campagna elettorale. L’ex presidente vede l’immigrazione come punto debole di Joe Biden e non vuole parlare di soluzioni che potrebbero aiutare il suo probabile rivale alle presidenziali di quest’anno.

La bozza sull’immigrazione consisteva in realtà di un pacchetto di 118 miliardi di dollari che includeva anche fondi per l’Ucraina, Israele e alcuni Paesi dell’Asia.
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venerdì 23 febbraio 2024

Breve storia della nostra inerzia

Ha una lunga storia l’inerzia. Lunga e accidentata. Tutta da scrivere. Non è soltanto un oggetto d’analisi o un tema di riflessione. L’inerzia ci compete. Ci siamo dentro, ne siamo parte. I suoi molti nomi (accidia, malinconia, noia, apatia, e l’ultima delle sue figure, “la stasi ad alta velocità” di cui parla il sociologo Hartmut Rosa), la sua ipotetica storia, sono tra i miei pensieri impazienti fino all’assillo

di Maurizio Ciampa

Insediata da sempre nel recinto dell’esperienza umana, l’inerzia compendia i suoi umori corrosivi, i fantasmi di dissoluzione, le rovinose abulie. È la faglia instabile su cui si accumulano scorie d’esistenza, ombre e spettri di vita mancata, voci smarrite di flebili narrazioni, che, in fitta schiera, s’intrecciano, s’ingarbugliano lungo l’asse del tempo, s’arruffano in una sgangherata algebra dello spirito vinto. Dove l’uomo disegna con vigore progettuale e fervida frenesia fondativa, il suo profilo di vita, lì attorno, consumato il loro slancio, si gonfiano le “acque sporche e morte” dell’inerzia, la sua “palude”.

Suoi abili cacciatori erano i monaci del deserto nei primi secoli dell’era cristiana.
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giovedì 22 febbraio 2024

Produzione di auto, la Francia non ride

Il divario tra immatricolazioni e produzione resta il punto centrale in paesi come Francia e Italia: i veicoli a minore prezzo e marginalità migrano verso i paesi emergenti. Nessuno, in questo scenario, può dirsi al riparo da future erosioni di produzione da delocalizzazione

di Mario Seminerio

Mentre in Italia proseguono le lamentazioni contro Stellantis e il suo azionista italiano Exor, al di là delle Alpi c’è chi ha pensato di verificare i numeri e la situazione, per capire quanto c’è di vero nella posizione italiana. Sta prendendo piede, a fini di dibattito politico, una metrica industriale: la differenza tra produzione nazionale e immatricolazioni.
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mercoledì 21 febbraio 2024

Romania e fondi comunitari: un paese in costante ritardo

Dal 2007, anno dell’ingresso della Romania nell’Unione Europea, nel paese sono affluiti oltre 62 miliardi di euro Ue. Sarebbero potuti essere di più, ma lo stato romeno non è riuscito ad attirarli tutti. Perché?

di Laura Popa

Nel gennaio 2007, quando la Romania ha festeggiato la sua adesione all’Unione europea, oltre la metà della popolazione nel paese non aveva fognature, il rapporto Pil/pro capite era inferiore alla metà della media europea e il salario netto medio era di 1042 lei (circa 210 euro, n.d.r.). Il paese guardava con fiducia al progetto europeo (il livello di fiducia nell'Ue nel 2007 era al 75%) e con speranza alle decine di miliardi di Euro comunitari destinati a strade, acqua, fogne, scuole e ospedali. La Romania sognava di essere un paese moderno.

Sedici anni dopo, il Pil pro capite della Romania è vicino a quello di Ungheria e Polonia, il salario netto medio ha raggiunto i 4593 lei [920 euro] e nel paese sono affluiti più di 62 miliardi di Euro dall'Unione europea.
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martedì 20 febbraio 2024

Il tallone d’Achille di Joe? Bibi, non l’età

La scelta, il 5 novembre, sarà tra la terza guerra mondiale e la seconda guerra civile”. Contro il primo scenario, cioè Joe Biden, e contro il secondo scenario, cioè Donald Trump, propone la sua agenda pacifista e radical il candidato presidenziale Cornel West

di Guido Moltedo

Zero possibilità di diventare un’alternativa realistica ai due principali sfidanti, eppure il grande filosofo e attivista nero è da prendere sul serio. Se non come candidato, certamente come portatore di un messaggio che l’America progressista farebbe bene ad ascoltare. Come quando, al termine di una bella intervista con Stephen Sackur della BBC, fa una disamina molto severa dell’attuale amministrazione, specie della sua politica internazionale, per concludere con l’allarme di una terza guerra mondiale, con Biden rieletto, o di una nuova guerra civile, con Trump presidente.

Nessuno dei due scenari si realizzerà in termini così netti, eppure è lo stesso Biden a evocare spesso la catastrofe democratica se sarà eletto il suo rivale, presentando il voto di novembre come un referendum sulla democrazia stessa.
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martedì 13 febbraio 2024

Le privatizzazioni spiegate a Giorgia Meloni

Riuscirà Javier Milei a compiere il miracolo di vendere ai privati, totalmente, le aziende pubbliche argentine male amministrate? In attesa di conoscere la risposta, sulla stessa materia la nostra presidente del Consiglio agisce in direzione opposta: le eventuali cessioni (di solo quote di minoranza) non escluderebbero il controllo dello Stato

di Istituto Bruno Leoni

Il 12 febbraio, la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato il presidente dell’Argentina, Javier Milei. Speriamo che abbiano discusso di privatizzazioni, visto che entrambi i governi hanno in programma di cedere partecipazioni pubbliche. Solo che c’è una grande differenza: mentre l’Italia intende vendere quote di minoranza mantenendo però il controllo, la Casa Rosada vorrebbe restituire integralmente al mercato gli asset malgestiti dal pubblico.
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Argentina, la moneta fiscale contro Milei

In Argentina continua il momento d’incertezza economica conseguente le politiche immaginate da Javier Milei. L’ultimo disegno di legge ha perso per strada condono fiscale e aumento temporaneo delle tasse sulle esportazioni, ma è soprattutto la questione legate all'emissione di bocades” che lascia molto perplessi i mercati internazionali. E, purtroppo per gli argentini, non soltanto quelli   

di Mario Seminerio

La Camera dei deputati argentina ha approvato, con 144 voti favorevoli e 109 contrari, il cosiddetto disegno di legge omnibus (Dnu, Decreto de Necesidad y Urgencia) promosso dal presidente Javier Milei per un drastico cambio di rotta nella politica economia del paese. Il testo è stato fortemente depotenziato in conseguenza del braccio di ferro con l’opposizione visto che il partito di Milei, La Libertà Avanza, alla Camera dispone di circa il 15% degli eletti, e non arriva alla maggioranza assoluta neppure con i suoi alleati del cartello che fa capo all’ex presidente Mauricio Macri.
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Pensioni in Germania: quasi metà degli assegni sono inferiori ai 1250 euro al mese

Le piazze tedesche si riempiono di gente per manifestare contro le destre, e fanno anche bene, tuttavia è difficile immaginare la stessa mobilitazione di massa per protestare contro un fenomeno sociale così grave e pervasivo come la povertà in vecchiaia e le pensioni da fame in Germania

di Steven Geyer

L’inflazione sembra essere particolarmente dura per i pensionati: come mostrano i nuovi dati dell’Ufficio federale di statistica, quasi la metà dei pensionati in Germania prende meno di 1250 euro al mese. Le donne sono particolarmente colpite da questa situazione. Il politico della Linke Dietmar Bartsch chiede un ulteriore aumento delle pensioni alla luce di questi dati.

Quasi la metà dei pensionati tedeschi ha un reddito netto inferiore a 1250 euro al mese. È quanto emerge dai nuovi calcoli effettuati dall’Ufficio federale di statistica su richiesta del deputato della Linke Dietmar Bartsch, resi disponibili a Redaktions Netzwerk Deutschland (Rnd). Secondo questi calcoli, circa un pensionato su quattro prende meno di 1000 euro. Le donne sono particolarmente colpite.

Secondo l’analisi straordinaria delle statistiche federali, 7,5 milioni di pensionati in Germania hanno un reddito mensile inferiore ai 1250 euro.
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Come aiutare i Neet a rientrare nel mercato del lavoro

I Neet in Italia sono tanti e tra di loro ci sono soprattutto giovani disoccupati di lungo periodo e scoraggiati. Coinvolgere queste persone nelle politiche attive non è però facile. In Germania ci sono riusciti con un programma ben definito

di Francesco Giubileo

Nel 2022, secondo i dati Eurostat, l’Italia si trovava al secondo posto in Europa, dietro solo alla Romania, per il più alto tasso di Neet (not in education, employment or training) tra i giovani (15-29 anni). Si tratta di un problema cronico: la quota di giovani che non studiano, non lavorano o non seguono corsi di formazione è sempre stata molto elevata nel nostro paese.

Dalla semplice lettura dei dati appare evidente come il programma Garanzia giovani, avviato nel 2014 proprio per contrastare il fenomeno, non abbia ottenuto i risultati sperati.
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lunedì 12 febbraio 2024

Meta won't recommend political content on Threads

Meta has made sweeping changes its Facebook and Instagram algorithms to focus more on elevating viral entertainment videos over polarizing news and politics content in the past few years. Politics and hard news are inevitably going to show up on Threads or Instagram too but Meta not going to do anything to encourage those

di Sara Fischer

Meta will not "proactively recommend political content from accounts you don't follow" on Threads, the company said in a statement provided to Axios.

Why it matters: The policies, which are the same it currently uses to regulate political content on its Facebook and Instagram apps, fill in the details of how Threads and Instagram will handle political content as the election approaches.
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State sector employees tighten belts ahead of Lunar New Year

Employees take to social media to complain of unpaid wages, year-end bonuse

di Gu Ting

China's state employees say they are tightening their belts ahead of once-lavish Lunar New Year celebrations, amid backlogs of unpaid salaries and slashed bonuses at cash-strapped local governments and state sector companies.

The struggling economy has increasingly left governments and the public sector unable to pay bonuses and wages. It has also forced organizations to impose salary cuts where they might once have enjoyed generous perks and payouts.
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Avian influenza death of Alaska polar bear is a sign of the virus’ persistence

The highly pathogenic influenza that has already killed vast numbers of birds and numerous mammals continues to circulate in the world’s wild populations

di Yereth Rosen

A polar bear found dead on Alaska’s North Slope is the first of the species known to have been killed by the highly pathogenic avian influenza that is circulating among animal populations around the world.

The polar bear was found dead in October near Utqiagvik, the nation’s northernmost community, the Alaska Department of Environmental Conservation reported.

The discovery of the virus in the animal’s body tissue, a process that required sampling and study by the North Slope Borough Department of Wildlife Management and other agencies, confirmed earlier this month that highly pathogenic avian influenza was the cause of death, said Dr. Bob Gerlach, Alaska’s state veterinarian.
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Canada declares Flipper Zero public enemy No. 1 in car-theft crackdown

How do you ban a device built with open source hardware and software anyway?

di Ben Godin

Canadian Prime Minister Justin Trudeau has identified an unlikely public enemy No. 1 in his new crackdown on car theft: the Flipper Zero, a $200 piece of open source hardware used to capture, analyze and interact with simple radio communications.

On Thursday, the Innovation, Science and Economic Development Canada agency said it will “pursue all avenues to ban devices used to steal vehicles by copying the wireless signals for remote keyless entry, such as the Flipper Zero, which would allow for the removal of those devices from the Canadian marketplace through collaboration with law enforcement agencies.”
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giovedì 8 febbraio 2024

Pensioni, un circolo vizioso e assistito

Il problema pensionistico italiano resta sempre ssolo ste: un rubinetto aperto verso le pensioni di anzianità o comunque anticipate, integrate a carico della fiscalità generale anziché delle aziende interessate. E i numeri parlano chiaro: nel decennio 2012-2022, quello della legge Fornero, è stato dato il via libera a 946 mila pensionamenti anticipati

di Mario Seminerio

Allinizio di gennaio è stato presentato il rapporto annuale (l’undicesimo) del centro studi Itinerari previdenziali sull’andamento del sistema pensionistico del paese, che illustra gli andamenti della spesa pensionistica, delle entrate contributive e dei saldi delle differenti gestioni pubbliche e privatizzate che compongono il sistema pensionistico obbligatorio italiano, con dati aggiornati al 2022.
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L’apprendistato, ossia lo strumento per favorire le imprese e i bassi salari

L’Italia affronta quasi tre decenni di precarietà lavorativa con scarsa attrattività per gli investitori. Le politiche governative tendono a favorire le imprese a discapito dei lavoratori, e la recente crisi pandemica ha rivelato la fallacia di affidarsi esclusivamente al sostegno alle imprese per la ripresa economica

di Emiliano Gentili e Federico Giusti

Quasi 30 anni all’insegna della precarietà lavorativa non hanno reso il capitalismo italiano attrattivo per gli investitori e capace di performance elevate. Al contrario, la tanto decantata produttività lascia alquanto a desiderare e i salari e il potere di acquisto sono in caduta libera.

I posti di lavoro creati attraverso contratti precari continuano a non coprire nemmeno il fabbisogno aziendale: da un lato gli imprenditori italiani sono alla costante ricerca di profili professionali specializzati, per avere i quali servono tempo, formazione e investimenti, mentre dall’altro non riescono nemmeno a utilizzare i contratti di apprendistato, nonostante rappresentino un grosso favore per le imprese.
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Via libera della Corte costituzionale albanese all’accordo Meloni-Rama

Con cinque voti a favore e quattro contrari, la Corte costituzionale albanese ha convalidato il protocollo stipulato tra il premier Rama e la sua omologa Meloni sulla creazione di centri di accoglienza per migranti sul suolo albanese

di Gentiola Madhi

Il 29 gennaio la Corte costituzionale albanese si è pronunciata sulla conformità del protocollo bilaterale stipulato il 6 novembre scorso sul trasferimento dei migranti nei centri situati a Gjadër e presso il Porto di Shëngjin. Il protocollo “è conforme alla Costituzione” cita il comunicato stampa della Corte, dando così il via libera al processo di ratifica da parte del Parlamento.

Nella sua argomentazione, la Corte sostiene che il protocollo non incide sull’integrità territoriale dell’Albania sotto l’aspetto fisico.
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martedì 6 febbraio 2024

Caro Sud, ma ce l’hai un briciolo di orgoglio?

Sto per allietarvi con qualche riflessione sulla cosiddetta autonomia differenziata. Ma non parlerò di quando e se entrerà mai in vigore (ho molti dubbi a proposito), non mi inoltrerò nelle dispute tra verbosi legulei su Lep e clausole di salvaguardia, e neppure vi intratterrò sulle contorsioni di destra e sinistra sul tema (la sinistra che si oppone la volle nel 2001, la destra che l’approva si nutre di principi saldamente nazionalisti…). Proviamo quindi a mettere da parte le considerazioni politiche di giornata e guardiamo la cosa più da lontano. Solo così, vi assicuro, riusciremo a vederla meglio

di Claudio Velardi

Le Regioni vengono “previste” dalla Costituzione del 1947 (nel famoso titolo V, poi modificato), ma De Gasperi - nella sua infinita saggezza - non ci pensa neppure a istituirle effettivamente. E così i governanti che seguono, salvo dover cedere alla fine degli anni ’60 alle pressioni della sinistra, che reclamava poteri per le cosiddette regioni rosse (Emilia, Toscana, Umbria). Quando, negli anni ’90, comincia a prendere piede la Lega – che non solo pretende più autonomia per le regioni del Nord, ma minaccia il secessionismo – la sinistra al governo risponde con la riforma del titolo V, nell’illusione demenziale di arginare così le spinte separatiste. Questa, sommariamente, la vicenda delle regioni nei suoi termini essenziali.
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I rischi dell’autonomia differenziata

Con l’approvazione del Ddl Calderoli si confermano i pericoli di sostenibilità finanziaria a livello nazionale e di iniquità tra territori. Mentre manca ancora un meccanismo di finanziamento e perequazione delle funzioni già oggi attribuite alle regioni

di Ivo Rossi e Alberto Zanardi

Il processo di attuazione dell’autonomia differenziata è arrivato a un giro di boa: il 23 gennaio il Senato ha approvato in prima lettura il disegno di legge Calderoli, che ha l’obiettivo di regolare le modalità di attribuzione e di finanziamento delle funzioni pubbliche aggiuntive richieste dalle singole regioni a statuto ordinario secondo quanto previsto dall’articolo 116, terzo comma della Costituzione. Ora il testo passa alla Camera che si prevede lo approvi definitivamente in tempi brevi, presumibilmente prima delle elezioni europee di giugno.

I prossimi passi
Una volta approvata la legge, le regioni che lo vorranno potranno subito presentare le proprie richieste di attribuzione di nuove funzioni al governo, ma limitatamente alle materie meno sensibili sul piano dei diritti civili e sociali, quelle su cui il Comitato Cassese non ha rinvenuto nella legislazione vigente rilevanti livelli essenziali delle prestazioni (Lep) rilevanti. Tra le cosiddette “materie non-Lep” ci sono settori di intervento pubblico comunque importanti, come la protezione civile, la previdenza complementare e integrativa, il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Per la richiesta di attribuzione delle (molte) altre funzioni pubbliche decentrabili – quelle di ben maggiore rilievo sul piano dei diritti dei cittadini e della portata finanziaria, come l’istruzione, la tutela dell’ambiente, le grandi reti di trasporto o gli interventi nel campo della cultura, su cui invece la normativa attuale stabilisce standard nazionali – le regioni dovranno attendere: a tutela della solidarietà nazionale, il governo dovrà prima, attraverso appositi decreti, riconoscere i relativi Lep e valutare in termini standard le risorse finanziare necessarie per garantirli nei diversi territori regionali, secondo un processo che si dovrebbe concludere – dopo il rinvio introdotto dal recente decreto Milleproroghe – entro la fine del 2024.

I punti critici
Quale giudizio si può dare dell’ormai quasi-legge Calderoli? Una valutazione corretta deve necessariamente confrontarsi con quanto stabilisce la Costituzione. L’articolo 116, terzo comma prevede un catalogo amplissimo di funzioni pubbliche, oggi esercitate dallo stato in termini di potestà legislativa e amministrativa, potenzialmente decentrabili a richiesta delle singole regioni, praticamente tutta la spesa pubblica, eccetto previdenza sociale e i servizi forniti dallo stato con forti esternalità territoriali, come difesa e ordine pubblico. La frammentazione delle competenze in alcuni ambiti di intervento pubblico di primaria rilevanza che potrebbe derivare da un consistente decentramento a favore di singole regioni produrrebbe gravissime inefficienze economiche, ridurrebbe la trasparenza delle politiche pubbliche per i cittadini, renderebbe oltremodo difficili le scelte delle imprese che operano su scala sovraregionale, che dovrebbero confrontarsi con assetti regolativi differenziati sul territorio. È chiaro che, di fronte a potenziali esiti di questa gravità, una soluzione ragionevole dell’autonomia differenziata richiederà che tutti gli attori istituzionali, regioni e governo, guardino innanzitutto alla tenuta del paese, evitando decentramenti massicci di funzioni e limitando le richieste a integrazioni “al margine” delle competenze già oggi regionali.

Il “difetto di fabbrica”
Il disegno di legge Calderoli avrebbe dovuto fissare una cornice di regole generali per assicurare un’attuazione ordinata e graduale al quadro costituzionale potenzialmente produttivo di grandi instabilità. Il testo iniziale presentato dal governo a marzo 2023 (vedi), decisamente snello e di natura essenzialmente procedurale, non andava molto più in là di una serie di generici auspici, lasciando indeterminata una serie di aspetti fondamentali del rapporto tra stato e regioni richiedenti. In particolare, per quanto riguarda il meccanismo di finanziamento delle funzioni aggiuntive, il disegno di legge si limitava ad affermare il principio che l’attuazione del decentramento asimmetrico non debba comportare maggiori oneri a carico della finanza pubblica e non comprometta le risorse pubbliche disponibili nei territori che non attiveranno l’autonomia differenziata.

Il disegno di legge approvato dal Senato, dopo la discussione parlamentare in Commissione Affari costituzionali, migliora in alcuni passaggi il testo iniziale del governo. In particolare:riconosce al governo la potestà di limitare l’oggetto del negoziato ad alcune materie o ambiti di materie tra quelli individuati dalla regione al fine di “tutelare l’unità giuridica ed economica” del paese (anche se meglio sarebbe limitare le materie dell’articolo 117, terzo comma con legge costituzionale);
richiede, nell’avvio delle trattative per l’attribuzione delle funzioni aggiuntive, di tener conto del quadro finanziario della regione richiedente.
prevede una ricognizione annuale dell’allineamento fra risorse necessarie per il finanziamento delle funzioni di spesa devolute spesa nella regione e andamento del gettito dei tributi assegnati alla loro copertura evitando che la regione si possa appropriare di eventuali extra-gettiti.

Resta però un “difetto di fabbrica” che potrebbe nei fatti indebolire di molto questi aggiustamenti e produrre rischi di sostenibilità finanziaria a livello nazionale e di iniquità tra territori. La determinazione delle risorse finanziarie, umane e strumentali, da attribuirsi alle regioni differenziate resta demandato alle singole intese, e dunque a una molteplicità di atti bilaterali. Se è gioco forza che le intese definiscano le funzioni da attribuire, non lo possono essere i criteri, che invece dovrebbe essere indicati nella legge in approvazione.

Questa molteplicità di possibili letture viene poi esaltata dall’assegnazione dei compiti di attribuzione delle risorse finanziarie, umane e strumentali alle commissioni paritetiche, una per ogni regione, la cui composizione, per come indicato nel testo (stato-regione-autonomie locali) sembra più tripartita che paritetica. Va da sé che l’assegnazione a una molteplicità di commissioni della valutazione delle risorse da attribuire, regione per regione, fa venir meno qualsiasi logica unitaria che invece dovrebbe essere posta a presidio di un coordinamento trasversale, sia per le regioni che per lo stesso stato. Il ruolo attribuito alle commissioni paritetiche introduce un pericoloso vulnus tanto più se a queste viene assegnato il compito di valutare l’allineamento fra i fabbisogni di spesa già definiti e l’andamento del gettito dei tributi compartecipati con conseguenti aggiustamenti delle aliquote di compartecipazione.

Infine, e indipendentemente dai contenuti del disegno di legge Calderoli, è il quadro complessivo dell’attuazione del federalismo regionale che sembra andare contro la prospettiva di un sistema ordinato e solidale di decentramento. È infatti difficile far funzionare il finanziamento delle funzioni aggiuntive per alcune specifiche regioni (quelle differenziate) se prima, o quantomeno parallelamente, non viene data attuazione al meccanismo di finanziamento e perequazione delle funzioni già oggi attribuite a tutte le regioni (federalismo simmetrico). Quel meccanismo, fatto di tributi regionali propri, compartecipazioni su tributi erariali e fondo perequativo basato su fabbisogni standard e capacità fiscali, è ancora lettera morta dalla legge sul federalismo fiscale del 2009. E, benché l’attuazione del federalismo regionale simmetrico sia prevista come “riforma abilitante” tra gli interventi del Pnrr, non sembra suscitare altrettante attenzioni e passioni da parte della politica come l’autonomia differenziata.

Ivo Rossi e Alberto Zanardi per Lavoce.info
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mercoledì 31 gennaio 2024

Se Trump torna alla Casa Bianca

Se a novembre Donald Trump sarà rieletto alla presidenza degli Stati Uniti, costruirà una amministrazione più coesa e “fedele”. La politica estera assumerà toni più aggressivi, ma sui dossier più scottanti non dovrebbero esserci cambiamenti eclatanti

di Mario Del Pero

A meno di svolte che per il momento non appaiono all’orizzonte, tutto lascia presagire che Donald Trump sarà il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti e in novembre assisteremo alla replica della sfida del 2020 con Joe Biden. Che impatto ha tutto ciò sull’azione internazionale degli Stati Uniti e che tipo di politica estera è possibile immaginare nel caso dovesse insediarsi una seconda amministrazione Trump, dopo quella del 2017-2021?
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