Anno IX - Numero 11
La morte è il limite di ogni cosa.
Orazio

martedì 13 dicembre 2016

La solitudine dei giovani elettori: ecco perché hanno votato no al Referendum

Il post-referendum procede rapido. Dopo le dimissioni di Matteo Renzi, il premier incaricato, Paolo Gentiloni, ha già iniziato le consultazioni. E presto presenterà il programma e la compagine del nuovo esecutivo. Tuttavia, conviene valutare bene il voto referendario, prima di riprendere a governare. E a fare opposizione. Insomma, a "far politica". Perché il risultato ha, sicuramente, "punito" Renzi, che, per primo, aveva "personalizzato" questo voto. Ma è difficile individuare il vincitore. Meglio "un" vincitore. Visto che i partiti del No sono diversi. Anzi, diversissimi... per storia, progetto, identità.

di Ilvo Diamanti

È impossibile, sulla base del risultato di questo voto, individuare una nuova e diversa maggioranza "elettorale". Conviene, invece, ragionare ancora - e di più - sul significato di questo voto. Da dove origina, che destinazione e che bersagli abbia. Oltre a Renzi. L'analisi del risultato ha già offerto alcune indicazioni chiare ed evidenti. Riguardo al "retroterra" - letteralmente - del No. Le radici territoriali del rifiuto, infatti, affondano anzitutto e soprattutto nel Mezzogiorno. Nel Sud il No ha, infatti, superato il 70%, nelle Isole. E vi si è avvicinato altrove.
In Campania e in Calabria, in particolare. Più del sentimento contrario al Pd e anti-renziano, in alcuni casi (come in Campania) difficile da sostenere, hanno pesato altre ragioni di ri-sentimento. Collegate al malessere sociale che pervade quelle aree. Sul piano economico e occupazionale. Si tratta di un'indicazione utile a valutare un'altra "frattura", che ha caratterizzato il voto referendario in modo evidente. Quella generazionale. Com'è già stato osservato, il No è stato espresso, in misura largamente superiore alla media, soprattutto dai giovani.