Anno IX - Numero 11
La morte è il limite di ogni cosa.
Orazio

martedì 7 febbraio 2017

Globalizzazione addio, arriva il pragmatismo

L'ex candidato democratico Sanders elogia il Presidente americano mentre sfilano i contestatori nelle piazze americane. Finisce la globalizzazione, inizia un nuovo sincretismo ideologico: pragmatico.

di Maurizio Pagliassotti

Nelle ore in cui centinaia di migliaia di donne, e uomini, affollavano le strade delle metropoli statunitensi, manifestando così plateale repulsione verso il nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ebbene, in quei momenti Bernie Sanders dettava queste parole: «Se il presidente Trump fa sul serio per nuove politiche che aiutino i lavoratori americani, sarei felice di lavorare con lui. Negli ultimi trent’anni abbiamo avuto una serie di accordi commerciali… Che ci sono costati milioni di lavori pagati decentemente e che hanno provocato una corsa al ribasso che ha fatto diminuire i salari dei lavoratori americani». Così, mentre il presidente miliardario sbloccava contrastati progetti infrastrutturali, dava il via libera all’industria dell’auto, bloccava ogni velleità ambientalista dell'Epa, sforbiciava i fondi per l’aborto, annunciava il via libera alla costruzione del muro con il Messico, ebbene mentre tutto ciò prendeva forma incassava il sostegno dell’alfiere della nuova, anche se ha più di settanta anni, sinistra mondiale.
Sconcerto e panico attraversano i commenti del mondo «intellettuale» che vede nella figura del neo presidente un dittatore in pectore. Che fare? L'annosa domanda, che da oltre un secolo attraversa i circoli culturali, si ripresenta con Trump attuale come non mai.

Il trumpismo con caratteristiche cinesi
Il mondo intero non riesce a prendere le misure di Donald Trump, anche se è ormai palese un’evidente ascesa egomonica dell’ideologia trumpista. Che potrebbe condensarsi dentro queste parole: «Non importa che il gatto sia nero o bianco. L’importante è che acchiappi i topi». E’ la cosiddetta «teoria del gatto» di Deng Xiaoping, architrave culturale del «socialismo con caratteristiche cinesi», ovvero quella complessa visione del mondo con cui la Cina è riuscita a diventare la seconda potenza planetaria. Partendo dalle ceneri che lasciò Mao Zedong alla sua morte. Teoria che, evidentemente, affonda le sue radici nella filosofia pragmatista del tardo ottocento statunitense. Trump viene contestato, insultato, denigrato - perfino il figlio Barron cade nell'odio - nelle piazze dalle categorie che hanno votato per Sanders, il quale annuncia che lo appoggerà. Esiste un cortocircuito culturale più potente? Il punto zero di ogni visione ideologica strutturata è stato raggiunto.

La globalizzazione è morta. Cosa prende il suo posto?
Se la globalizzazione è morta non si capisce cosa stia prendendo il suo posto. Un sincretismo che mescola elementi tipici della destra con altri che caratterizzano la sinistra: e in questo contesto, che polverizza la cosiddetta «fine della storia» di Fukuyama, è difficile inquadrare un orizzonte ove le élites vorrebbero condurci. Prima vi era un mercato unico globale connotato dall’imperativo dominio tecnoscientifico, diretta emanazione della visione statunitense del mondo. Tale visione, nata negli Usa nel 1989 con Ronald Reagan, anche se fu teorizzata ben prima, crolla negli Usa con il più reaganiano dei presidente, Donald Trump.

Il ritorno agli stati nazione
Si torna agli stati nazione, dice il nuovo inquilino della Casa Bianca. A lui si accoda colui che avrebbe potuto sconfiggerlo se Hillary Clinton non avesse "brigato" troppo nel suo partito pur di raggiungere la presidenza. Si dirà: «Sanders e Trump sono divisi da un sacco di cose». Vero, chi lo nega? Ma sul concetto di redistribuzione della ricchezza, ovvero rapporto tra capitale e lavoro, al momento dicono la stessa cosa. Di Trump, incredibilmente, si fida più la sinistra sconfitta dalla storia che la destra tradizionale. Si fidano più i sindacati che gli amministratori delegati, o gli azionisti, della Silicon Valley. Può non piacere, ai trumpisti come ai sandersiti, ma questa è il contesto in cui ci si trova. Il sincretismo, molto cinese, che viviamo non è un piatto per i palati raffinati.

Maurizio Pagliassotti per Diario del Web