Anno IX - Numero 10
Non è sufficiente parlare di pace. Bisogna crederci.
Eleanor Roosevelt

martedì 7 marzo 2017

Previdenza integrativa, 10 anni di delusioni

Il Sole 24 Ore pubblica un articolo e i sindacalisti lo affiggono nelle bacheche aziendali. Sembra strano, trattandosi dell’organo di stampa della Confindustria, in linea di principio loro antagonista e non alleata. Invece non lo è, quando l’argomento sono i fondi pensione chiusi o negoziali, le cui poltrone (presidenze e altri organi) sono spartite per legge fra sindacati e associazioni imprenditoriali. Da ciò tale innaturale corrispondenza di amorosi sensi.

di Beppe Scienza

Il canovaccio si è puntualmente ripetuto a dieci anni dal semestre gennaio-giugno 2007 di silenzio assenso per il TFR. I lavoratori del settore privato, che allora non si opposero, sono rimasti incastrati per tutta la vita lavorativa nella previdenza integrativa e, di regola, proprio in un fondo sindacal-padronale. In questi giorni molti lavoratori leggono nelle bacheche sindacali e nelle e-mail titoli quali “il fondo pensione batte Tfr 4 a 2” oppure che i versamenti alle gestioni di categoria “hanno reso in media il 44% in più”. Spiace per gli interessati, ma non è vero. Come al solito, fallimenti vengono spacciati per successi.

In realtà sul fronte dei rendimenti la previdenza integrativa ha fatto cilecca. Lo vediamo, partendo dalla basilare ricerca dell'area studi di Mediobanca "Dati di 1003 fondi e sicav (1984-2015)", integrata per l'anno scorso coi rendimenti provvisori della Covip. Da fine 2006 a fine 2016 la performance complessiva media dei fondi pensione chiusi risulta il 38% netto, che può essere spacciata per buona e invece non lo è.

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