Anno IX - Numero 12
La guerra non è mai un atto isolato.
Carl von Clausewitz

mercoledì 26 aprile 2017

Cosa frena l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro

Invecchiamento della popolazione, crisi economica e pur necessarie riforme pensionistiche hanno inciso molto sull’occupazione dei giovani e degli uomini adulti. Solo uno sviluppo vivace può permettere il ritorno ai tassi di occupazione pre-crisi.

di Gianpiero Dalla Zuanna e Anna Giraldo

Sulla triplice spinta della crisi, dei mutamenti sociali e delle modifiche legislative, la demografia del mercato del lavoro italiano è profondamente cambiata. Grazie ai dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, è possibile leggere con precisione quanto è avvenuto nel decennio 2007-2016.
Nel 2007, in Italia lavoravano più di 22 milioni e 500 mila persone. Con la crisi, il numero degli occupati è progressivamente diminuito, fino al minimo nel 2013, con meno di 22 milioni di lavoratori, crescendo poi rapidamente nel triennio successivo, per ritornare nel 2016 quasi ai livelli pre-crisi (tabella 1). La crisi occupazionale è quindi superata? Purtroppo la realtà è molto più articolata e meno rosea.
Per cominciare, la percentuale di occupati è diminuita (figura 1), perché nel frattempo la popolazione 15-74 anni è aumentata di quasi 800mila unità. Inoltre, le differenze per genere ed età sono enormi (figura 2). Colpisce la perdita occupazionale dei giovani (15-29), più accentuata per gli uomini (-12 punti percentuali fra 2007 e 2014), ma forte anche per le donne (-6 punti percentuali), visto che la proporzione di studenti non è cambiata in modo significativo nel corso del decennio (attorno al 43 per cento fra gli uomini e al 48 per cento fra le donne). Solo nell’ultimo biennio si osserva una lieve ripresa, ma i livelli pre-crisi sono ancora lontani.
Fra gli adulti 30-54 anni, gli andamenti sono diversi per genere: fra gli uomini la proporzione di occupati si riduce di più di 8 punti percentuali in appena sette anni, e mostra nell’ultimo biennio solo una lievissima ripresa. Per le donne, invece, nel decennio la proporzione di occupate cala di appena un punto percentuale. Di conseguenza, la forbice fra uomini e donne adulte si riduce di 7 punti percentuali nel periodo, ma a causa dell’arretramento dei primi più che dell’avanzamento delle seconde.
Del tutto diverso è lo scenario fra i lavoratori maturi.

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