Anno IX - Numero 12
La guerra non è mai un atto isolato.
Carl von Clausewitz

martedì 1 agosto 2017

Il QI crolla in Europa

In soli dieci anni, fra il 1999 e il 2009, i britannici hanno perso 14 punti di QI (quoziente intellettivo), i francesi 4 punti, quanto gli italiani.

di Maurizio Blondet

A dirlo, la rivista scientifica Intelligence, specializzata in psicometria. Il dato, come diversi altri studi apparsi in questi mesi, conferma che, in generale, da una quindicina d’anni il quoziente intellettivo medio delle popolazioni occidentali sta calando vistosamente. Il calo è tanto più allarmante perché tutto il ventesimo secolo, al contrario, ha visto un aumento del QI medio in Occidente, forse a causa del miglioramento generale della salute e dell’accesso all’educazione. Un aumento lineare che si chiama “effetto Flynn”, dal nome del ricercatore neozelandese James Flynn che ha comprovato il fenomeno.


In base allo studio di Intelligence, i britannici avevano un QI medio di 114 nel 1999, oggi sono a 100. I Francesi sono scesi a 98.

Sulle cause, nessuna certezza scientifica. C’è chi chiama in causa i perturbatori endocrini, molecole contenute nella plastica che hanno l’effetto (fra gli altri) di ostacolare l’azione dello iodio, così importante nello sviluppo cerebrale (ricordiamo il “cretinismo alpino” di un tempo, che colpiva popolazioni carenti di sale iodato). Altri puntano il dito sul sistema educativo troppo facile. Altri ancora, sull’era digitale, per cui oggi ci affidiamo ad oggetti “intelligenti” per i calcoli più semplici e per le imprese cognitive che un tempo facevamo fare al nostro cervello. Ma questa ipotesi sembra smentita dagli asiatici, i più tecnologico-digitali dei nostri anni, che hanno anche i QI più alti.

Secondo uno studio diverso di quello di Intelligence, Hong Kong e Singapore hanno un indice 108, la Corea del Sud 106, Giappone e Cina 105, Taiwan 104. A questo contrastano tedeschi, polacchi, belgi e svedesi con 99, francesi e statunitensi con 98, Israele e Portogallo con 95 – per quel che vale, questo studia assegna a noi italiani un 102 (sic).

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