Anno IX - Numero 10
Non è sufficiente parlare di pace. Bisogna crederci.
Eleanor Roosevelt

martedì 24 aprile 2018

Libor, la stretta monetaria occulta che avrà conseguenze planetarie

Da inizio anno, sui mercati finanziari è in atto un fenomeno che ha attirato l’attenzione degli osservatori e delle tesorerie aziendali: il tasso Libor in dollari, che è quello al quale le banche si prestano fondi, è quasi raddoppiato, ed ora sulla scadenza trimestrale si trova a circa il 2,35%, mentre il suo differenziale col tasso swap overnight, legato ai finanziamenti in contropartita con la Federal Reserve, è tornato su livelli visti durante la fase acuta di stress della crisi dell’Eurozona; ma oggi non sono presenti criticità del sistema bancario globale, motivo per cui si indagano le possibili cause di questo anomalo rialzo

di Mario Seminerio

Da inizio anno, il Tesoro statunitense ha fortemente aumentato l’emissione di T-Bills, titoli a breve termine equivalenti ai nostri Bot, e questo può avere indotto le tesorerie delle banche con surplus finanziari a investire i propri fondi in questo strumento anziché prestarli ad altre banche, mettendo quindi pressione rialzista ai tassi interbancari.

Anche la progressiva conclusione dell’easing quantitativo della Federal Reserve ha un peso nell’aumento dei costi interbancari: poiché la banca centrale statunitense otterrà dal Tesoro il rimborso dei titoli in portafoglio e non ne comprerà di nuovi usando questa liquidità, il sistema bancario subirà una contrazione di riserve.
Dato che le banche devono detenere a fini prudenziali attivi liquidi di alta qualità, è prevedibile maggiore domanda di T-Bills e minore domanda di debito bancario. L’effetto finale sarà anche qui quello di aumentare il costo della provvista di denaro per le banche.

Altra determinante è rintracciabile nella riforma fiscale statunitense: le controllate americane di banche europee e che da esse si fanno prestare euro che convertono in dollari sul mercato statunitense, ora dovranno pagare un interesse su questi prestiti della controllante, quindi è prevedibile che si rivolgeranno direttamente al mercato statunitense, mettendosi in concorrenza con le banche domestiche nella raccolta, ed alzando quindi i costi di interesse.

Il combinato disposto di queste contingenze ha quindi determinato un sensibile aumento dei costi dell’indebitamento bancario in dollari e, per questa via, anche del costo del debito per tutte le imprese e le famiglie, visto che il tasso Libor rappresenta la base su cui prezzare i prestiti; anche se i recenti scandali hanno costretto il sistema finanziario a riflettere sulla sostituzione di questo tasso di riferimento, si calcola che siano in circolazione debiti legati al Libor per 240 mila miliardi di dollari. Per chi ha debiti in dollari a tasso variabile (mutui, prestiti personali, fidi aziendali), lo shock da inizio anno è stato evidente, e supera di mezzo punto percentuale il rialzo dei tassi ufficiali attuato dalla Fed.

Per questo non si può escludere che i settori più indebitati dell’economia statunitense (e non solo) nei prossimi mesi risentano di questa stretta creditizia frutto di conseguenze non previste né desiderate.

Mario Seminerio per Phastidio.net